Mentre negli Stati Uniti il rock’n’roll fa ballare e scatenare folle di giovani, in Italia la musica del dopoguerra si accontenta di musica mielosa e melanconica.
Ma sulle scene musicali compare un piccolo musicista napoletano, bravissimo al pianoforte e pazzamente innamorato di jazz e be pop. E’ Renato Carosone che con il suo Trio Carosone formato con Peter Van Wood e Gegè Di Giacomo si diverte ad accelerare brani americani sino all’intuizione del 1951 dove decide di prendere canzoni napoletane o della tradizione italiana stravolgendone il ritmo.

Nel 1958 scrive “O’ sarracino”, la caricatura di uno sciupafemmine sulla base di una melodia orientaleggiante. È Carosone stesso a raccontare cosa lo ha ispirato: “Una mattina telefonai a Nisa per incontrarci. Nicò, ho un’idea per una nuova canzone. Immagina all’orizzonte nel golfo di Napoli si vede spuntare una nave tutta bianca, si avvicina e sopra un uomo di colore, pure vestito di bianco. Un tipo orientale, di quelli che fanno impazzire le ragazze, insomma un saraceno, ma americano, alla Harry Belafonte”. Nicola mi guarda come se stesse già pensando ai versi della canzone e mi fa: “ma perché proprio americano, può essere benissimo napoletano sto sarracino”. Io di rimbalzo “Se mi togli il ‘negro americano’ finisce la canzone”. “Renà non ti preoccupare, lo abbronziamo, ma dev’essere napoletano” e nacque ‘nu bello guaglione coi capelli ricci e ‘o sole ‘nfaccia”.