Il valzer, che per i suoi passi lenti ed eleganti era considerato il ballo della nobiltà, nacque in Austria e nella Germania meridionale nella seconda metà del 18° sec, come evoluzione di un altro ballo, il Ländler o la Deutscher Tanz. Si diffuse velocemente nel resto d’Europa offrendo motivo di entusiasmo (e al tempo stesso di scandalo) per il fatto che si trattava del primo tipo di ballo in cui i ballerini si stringevano in un abbraccio.
Il nome probabilmente deriva dal tedesco “Walzer”, der. di walzen “strisciare”, propr. “ballo che si fa quasi strisciando i piedi, anziché saltellando”. È una danza lenta, per coppie di danzatori, ma che deriva generalmente praticata in gruppi, in occasioni mondane o feste. Danza in ritmo ternario, divisa cioè in tre tempi.
Si sviluppò, col tempo, in due correnti: il valzer di composizione e il valzer viennese, simile ma più veloce e ballabile. Quest’ultimo è quello forse più popolare grazie ai due Johann Strauss (padre – definito il “Re del Valzer” e figlio) che sono entrati nell’immaginario collettivo grazie alla Radetzky-Marsch op. 228 (La Marcia di Radetzky) e al An der schönen blauen Donau (Sul bel Danubio blu).
Nel corso dell’Ottocento e inizio Novecento, il valzer prese anche altre strade: in Italia si sviluppò in ambito operistico, in Russia entrò nelle composizioni di Pëtr Il’ič Čajkovskij, evolvendosi anche in valzer lento o inglese o hesitation e, in America, in quello chiamato valzer Boston, di andamento moderato.
