Il tatuaggio non è solo una moda dei nostri giorni. Quest’usanza era diffusa in Europa già in epoca preistorica, probabilmente con scopi magici.
Tatuaggi sono stati trovati sul cadavere mummificato di Otzi (circa 3300 a.C.) tornato alla luce sulle Alpi, e gli archeologi hanno scoperto mummie egizie tatuate risalenti ad alcuni secoli prima di Cristo.
I Celti, infine, si tatuavano figure di animali che simboleggiavano il coraggio e l’onore.
Pare che proprio l’ammirazione nei confronti dello spirito guerriero celtico abbia spinto alcuni legionari a tatuarsi con disegni analoghi. Di solito però Greci e Romani tatuavano solo schiavi, prigionieri, disertori e stranieri, poiché si riteneva che il corpo dei cittadini liberi non dovesse essere deturpato. I primi cristiani invece usavano i tatuaggi per riconoscersi nella clandestinità: un’abitudine vietata prima dall’imperatore Costantino (IV secolo) e poi da papa Adriano (VIII secolo).
Ciononostante, molti crociati in Terrasanta si dipingevano la croce sul corpo per assicurarsi una sepoltura cristiana in caso di morte in battaglia. Il tatuaggio tornò di moda in Europa dopo il ‘400, all’epoca delle grandi esplorazioni, e soprattutto nel ‘700, quando l’incontro con i popoli extraeuropei che si tatuavano anche l’intero corpo li rese popolari prima fra i marinai, poi anche fra nobili e borghesi.

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