Le più antiche testimonianze dell’uso della tovaglia risalgono alla Persia del III° sec. a.C.. Normalmente l’uso era più diffuso in ambito sacro per coprire gli altari. Nella Roma del I° secolo d.C., a volte i tavoli delle case aristocratiche venivano coperti da spessi tappeti. Fu durante l’età repubblicana che l’Imperatore Tito Flavio Domiziano estese l’uso della tovaglia per voler conferire una certa sacralità alla tavola imbandita, il banchetto come un simposio, senza lo squallido spettacolo dell’ingozzarsi disordinato.
Con l’affermarsi del Cattolicesimo, divenne obbligorio l’uso della tovaglia di lino sugli altari. Nei banchetti dei grandi monasteri dell’Alto Medioevo e in quelli dell’età carolingia si copriva la tavola da pranzo, ma solo nelle grandi occasioni. Fu a partire dal Duecento, con il crescere delle città, divenne più comune l’uso della tovaglia, a volte anche colorata e profumata, da cambiare a seconda della portata per mantenere un effetto cromatico (e olfattivo) sempre impeccabile. Successivamente entro in uso il ricamo per la decorazione della tovaglia.
Per secoli l’uso delle stoffe per ricoprire i deschi (mensa, tavola) restò una prerogativa di nobili e ricchi borghesi, tanto che la tovaglia divenne simbolo di raffinatezza e civiltà. Non a caso, agli inizi del ‘500, Amerigo Vespucci, descrivendo le abitudini dei nativi americani, notò che “el loro mangiare è nel suolo, senza tovaglia o altro panno alcuno”.
Sono del Seicento (quando fu anche stabilito che era da maleducati usarle per pulirsi le mani e la bocca) i drappi damascati con fili d’oro. Con l’affermarsi delle macchine per filare, le tele di lino denominate anche ‘tele d’Olanda’ o ‘tele di Fiandra’ divennero tessuti sempre più preziosi e furono preferiti a tutti gli altri tessuti per farne tovaglie per le mense dei nobili e dei principi d’epoca.
